L’hockey su prato dell’Amsicora Cagliari 1897
Oggi andiamo a parlarvi di un altro sport e cioè l’hockey su prato. Noi di Apprensioni Sportive non siamo molto competenti in questo sport e quindi abbiamo deciso di condurre una sorta di intervista, a distanza, con le giocatrici della società Amsicora Cagliari , società che è da poco tornata da un confronto internazionale in Belgio e che milita nel Campionato italiano di Hockey su prato. Questa intervista è stata fatta per parlare di questo sport del quale non siamo molto avvezzi se non quello di seguirlo in tv (quando ne viene data la possibilità) ricordiamo inoltre che questo è uno sport olimpico.
Quindi la parola agli esperti, o meglio precisare esperte:
- Prima di tutto ci potete spiegare a grandi linee del vostro sport? Noi lo seguiamo ma siamo un po’ profani.
L’hockey su prato si gioca in un campo sintetico ad acqua, che in realtà è abbastanza simile a quello del calcio. La differenza è che non esiste più il fuorigioco, il goal vale solo se il tiro parte da dentro l’area o una deviazione viene effettuata da dentro l’area e le porte son più piccole rispetto al calcio. Se vi state chiedendo se pattiniamo o utilizziamo un disco beh no, siamo lontani anni luce dal famoso hockey su ghiaccio 😊 corriamo sulle nostre gambe e la pallina di plastica dura -molto dura ! 😀- pesa poco meno di 120 grammi (anche se il peso può variare anche dalla marca della stessa). Un’altra differenza che ci contraddistingue dai cugini del ghiaccio è che l’unico ad avere l’armatura è il portiere, mentre i giocatori di movimento si proteggono con i parastinchi ed un paradenti. Ah vi state chiedendo quanto dura una partita? Fino allo scorso campionato si giocavano due tempi da 35 minuti, quest’anno i campionati maschili hanno sperimentato la formula dei 4 tempi da 15 minuti, con la pausa lunga di 10 minuti tra il secondo ed il terzo tempo.
In realtà a livello internazionale si gioca con questa formula già da qualche tempo. Nella femminile è rimasto inspiegabilmente tutto invariato e permangono i due tempi da 35 minuti ciascuno.
- Parlateci della vostra Associazione, della squadra. Da quanto tempo giocate?
La Società Ginnastica Amsicora è uno dei sodalizi più vecchi d’Italia, persino della Juventus perché fondata a maggio del 1897 (mentre la squadra di Torino è stata fondata nell’autunno del 1897, NdE). Tra gli importanti riconoscimenti che l’Amsicora ha ricevuto, siamo orgogliosi di ricordare che siamo un Ente Morale e che siamo stati insigniti della Stella d’oro e del Collare d’Oro al merito, la più alta onorificenza prevista dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
A Cagliari soprattutto, la nostra società ed il nostro stadio è “glorioso”, non solo perché il Cagliari Calcio ha vinto il suo unico scudetto, ma anche per l’efficienza e la cura che il consiglio direttivo ripone nello stesso, infatti la proprietà degli impianti è della stessa Società e da questo ne derivano dei vantaggi ma anche dei grandi oneri di manutenzione.
Sin dalla sua nascita ha rivestito un ruolo fondamentale nella vita della città con eventi culturali, differenti sport praticati e tantissimi giovani cagliaritani coinvolti nel corso degli anni. Abbiamo avuto diversi atleti olimpici, con alcune medaglie vinte nella ginnastica. Oggi, gli sport praticati son tre, atletica ginnastica e il nostro hockey su prato con circa 680 fruitori dell’intero impianto. Equamente divisi tra bambini che frequentano i vari corsi ed i tesserati.
All’interno dello Stadio c’è una palestra molto bella gestita da una società esterna.
Quanto alla nostra squadra, siamo un gruppo molto eterogeneo di 14 ragazze – dai 16 ai 35 anni – grintose che non si arrendono. Abbiamo pochi cambi, considerando che si gioca ad 11, e stiamo facendo tanti sacrifici per mantenere alto il livello. Se da un lato ci sono le veterane che devono conciliare studio, lavoro e vita familiare con gli impegni sportivi, dall’altro abbiamo delle giovanissime 16enni provenienti dal vivaio, che speriamo crescano e non perdano la passione.
- Cosa vi ha portato a scegliere questo tipo di sport rispetto ad altri?
La maggior parte della squadra è stata reclutata nelle scuole, grazie ai progetti educativi e sportivi che tutt’ora la Società porta avanti nelle istituti della città. Per alcune veterane l’hockey ha rappresentato una delle possibilità per viaggiare sin dalla giovane età e fare esperienze oltre mare sia il Club che con le rappresentative nazionali. Per altre, l’hockey su prato è lo sport che è stato praticato dai nonni e dai genitori, per cui hanno sempre frequentato quest’ambiente e si sa come va in questi casi, o lo odi o te ne innamori perdutamente.
Per tutte l’effetto trainante è senza dubbio il gruppo: ci conosciamo ormai da anni, alcune di noi dalle giovanili e l’affetto che ciascuna ha per l’altra è molto forte, siamo prima amiche che compagne di squadra. Per me iniziare a giocare ad hockey è stato un forte stimolo, all’eta di 11 anni ho iniziato nella scuola media del quartiere, venivo da un’esperienza poco entusiasmante nel nuoto che praticavo solo perché “dovevo” fare sport. Mi ha incuriosito che fosse uno sport “strano” , finalmente di squadra, e soprattutto, con il mio metro e cinquanta, l’altezza non era fondamentale 😀.
- Quante volte a settimana vi impegna questo sport?
Escludendo le partite generalmente facciamo tre sedute di allenamento a settimana da 2 ore e mezza circa. Ma durante la preparazione estiva e il richiamo della preparazione invernale queste arrivano anche a quattro.
- Riuscite a conciliare le vostre attività primarie, lavoro o studio, insieme agli impegni sportivi?
Dobbiamo! L’hockey nostro malgrado è uno sport dilettantistico, non siamo pagate per farlo e tutte sappiamo che in Italia vivere di hockey è difficilissimo. Ad eccezione delle straniere professioniste che vengono ingaggiate per rinforzare certi reparti.
C’è una forte passione che ci spinge a continuare e ad affrontare le difficoltà momentanee. Per le nostre giovanissime che vanno ancora a scuola, studiare ed ottenere buoni voti è necessario: permette di affrontare il campionato e le trasferte con più serenità e di assentarsi qualche volta di troppo da scuola senza troppi patemi d’animo. Chi va all’università ha un margine per potersi organizzare più ampio. Per tutte non manca chi in aereo o terminata la partita riprende i libri in mano per affrontare le verifiche o gli esami fissati nei giorni successivi la domenica.
- Come è andato il campionato passato? Sappiamo che vi siete qualificate per una coppa a livello europeo.
Lo scorso anno siamo arrivate seconde ed in virtù di questo piazzamento abbiamo ottenuto uno dei due pass che spetta all’Italia per partecipare alle competizioni europee per Club.
Siamo state soddisfatte dello scorso anno. Avevamo appena affrontato un cambio di panchina, Roberto Carta – ct della nazionale femminile che guiderà l’Italia ai Mondiali di Londra il prossimo luglio – con cui abbiamo vinto due scudetti e diverse precedenti coppe europee, ha lasciato il posto al duo Mariano Tisera e a Roberta Lilliu. Restava il preparatore atletico Fabio Figus e la voglia di tutte di non mollare.
Inoltre c’era stato qualche addio importante e qualche infortunio di troppo, quindi eravamo anche in quel caso a ranghi ridotti.
Nonostante il titolo perso per un soffio ed uno scudetto da dover togliere dalle maglie ( per chi non ci conosce sì, nella stagione 2013/2014 e 2014/2015 abbiamo bissato il titolo italiano), abbiamo partecipato a Monaco in Germania al difficile EuroHockey Club Trophy, la serie B delle competizioni per Club (come l’Europa League del calcio per intenderci).
Nonostante la retrocessione in cui siamo incappate, perdendo alcune partite giocate contro Club infarciti di giocatrici professioniste , abbiamo figurato molto bene tanto che tutta l’organizzazione e dalle stesse squadre ci son stati fatti i complimenti per aver combattuto su ogni pallina.
- Parlateci di questa avventura in Belgio, come è andata?
Come vi dicevo prima arrivando seconde lo scorso anno abbiamo conquistato la possibilità di confrontarci con i migliori club europei. In Belgio, la squadra locale il Gantoise è un Club molto famoso e ricco che gioca in prima divisione belga che ha diverse giocatrici molto forti delle rappresentative nazionali e si è trovata a dover competere nella categoria Challenge II ( quarta categoria europea) per effetto di una sanzione della federazione europea. Come da pronostico il Gantoise ha poi vinto il torneo vincendo con largo margine tutte le partite.
A differenza del panorama italiano, in Belgio l’hockey è più famoso e i praticanti son molti di più, mentre chi vuole giocare ad hockey paga per farlo e la gestione delle risorse è differente dalla nostra realtà.
L’intero impianto è molto bello e curato. Solo per darvi un’idea i campi sono tre: due grandi ed uno piccolo per le partite dei bambini; hanno un “negozietto” interno in cui possono trovare attrezzatura “hockeistica“, mentre noi spesso siamo costretti a fare acquisti su internet o a contattare giocatori sparsi per l’Italia che ordinano dall’estero il materiale; la Club House ha una cucina interna ed una zona barbecue attrezzata. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo gli spogliatoi sarebbero potuti essere decisamente migliori.
- Quali sono le aspettative per il prossimo anno?
Abbiamo sempre l’obiettivo di crescere e sposiamo la filosofia che non sia mai troppo tardi per migliorarsi, sia atleticamente che tecnicamente con il bastone.
Anche nel campionato appena concluso siamo arrivate seconde, abbiamo pagato caro qualche infortunio di troppo e qualche incertezza in avvio di stagione e questo ci è stato fatale quando i punti da recuperare sulla prima in classifica erano tanti. Ci è mancato un po’ di cinismo sotto porta e pure un pizzico di fortuna in qualche occasione.
Poi, però, abbiamo cambiato rotta: qualche giocatrice, chi per motivi di studio chi per la necessità di fare esperienze diverse e che non aveva dato la disponibilità iniziale è tornata ad allenarsi; l’Armata Verde, così ci chiamano, si è letteralmente presa per mano ed abbiamo tirato fuori la grinta giusta per portare a casa sei partite di fila, accorciando le distanze.
Sappiamo che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e che il nostro sport è pura passione ma ci auguriamo che l’anno prossimo possa essere più sereno sotto questi punti di vista, noi c’è la metteremo tutta per ricucire lo scudetto sulla nostra maglia verde.
Non ci resta che concludere con un gran in bocca al lupo alle ragazze dell’ Amsicora Cagliari per il futuro, augurandoci magari a breve, di poter vedere una loro partita dal vivo. Ringraziamo l’Amsicora Cagliari per averci concesso questa intervista e una delle giocatrici, Enrica Mascia, che ci ha aiutato a fare da tramite tra noi e la società sportiva e chissà che da qui la storia non continui con altri articoli.
Fonti
- Le foto e l’intervista sono state concesse dall’Amsicora Cagliari per questo post, come la foto di copertina.